Le carote agrodolci glassate con kuzu sono uno tra i miei contorni preferiti. Il sapore agrodolce stimola il fegato nel periodo primaverile, un vero e proprio toccasana che si unisce all’effetto di tonico ed energizzante, proprio del kuzu. Se non hai mai provato questo tipico ingrediente giapponese, potresti iniziare da qui. D’estate, la stessa ricetta può essere riproposta con i cetrioli. Può suonare strano per noi, ma nella tradizione culinaria cinese, i cetrioli (e altri vegetali della famiglia delle cucurbitacee) vengono cotti. La cottura, inevitabilmente, ne attenua l’energia yin, per sua natura fredda e espansiva. Ti consiglio di abbinare le carote agrodolci glassate a un cereale integrale e a dei sandwich di tofu e miso.

Carote agrodolci glassate con kuzu

Kuzu: origini e proprietà curative

Il kuzu è un amido ricavato dalla radice di una varietà di vite selvatica (Pueraria Lobata, Pueraria irsuta) originaria dell’Asia orientale. Si tratta di una pianta forte, invasiva ed estremamente longeva che genera, mediamente, radici del peso di 90 Kg! Da più di 2000 viene utilizzata, sia in Cina che in Giappone, per le sue proprietà curative: inutile dire che vanta un’eccellente reputazione.

Il procedimento per ottenere un puro amido di kuzu dura più di tre mesi e ci sono molti fattori critici che possono mettere a rischio la sua produzione. Questo giustifica il costo, che può, a primo acchito, sembrare alto. Noi, in famiglia, lo acquistiamo e utilizziamo come se fosse “un integratore”, ben consci del suo valore.

Il kuzu può essere utilizzato come rimedio casalingo nelle seguenti situazioni:

- Affaticamento generale: il kuzu allevia la stanchezza e accresce la vitalità.

- Disturbi intestinali cronici: vedi diarrea.

- Debolezza intestinale cronica

- Raffreddori, mal di testa, smaltimento di una sbornia, influenza.

- Ottimo anche per le persone che non possono ingerire cibi solidi.

Per approfondire i possibili rimedi a base di kuzu, a partire anche dalla propria situazione (di natura più yin o yang) ti consiglio di leggere Il libro dei rimedi macrobiotici di Micho Kushi.

Oltre ad essere utilizzato come tonico quando non ci sentiamo bene, si può utilizzare il kuzu in cucina e godere di tutte le sue proprietà. Come ingrediente è estremamente versatile, grazie alla sua qualità di agente addensante, rendendolo utile dalle zuppe ai desserts. Ha un sapore neutro che non interferisce e si presta anche per realizzare glasse o salse, da servire, queste ultime, con verdure o noodles. In Giappone la polvere di kuzu viene utilizzata anche per infarinare gli ingredienti per la frittura in olio alto: una delizia in termini di croccantezza.

Dosi

per 4 persone

Tempo

15 minuti

INGREDIENTI

NB: I link acquista , presenti nella lista degli ingredienti, sono suggerimenti d’acquisto verso prodotti che usiamo da tempo e reputiamo di qualità.

Procedimento

  • Lava le carote ma non pelarle. Puoi utilizzare una spazzola per verdure. Tagliale poi a bastoncino oppure a rondelle, spesse circa 7mm. Trita finemente un piccolo rametto di rosmarino.

  • Aggiungi l’olio in pentola e soffriggi il rosmarino e le carote, a fuoco alto, per qualche minuto. Versa quindi il brodo di kombu e sposta tutto sul fuoco minimo con un coperchio, lasciando stufare per 10 minuti. Le carote devono risultare ancora belle sode ma cotte, il brodo dovrebbe essere stato completamente assorbito.

  • Mentre le carote cuociono, in una ciotolina, stempera il kuzu in 5 cucchiai d’acqua. Una volta disciolto aggiungi nella ciotola anche l’aceto e il malto di riso stemperando, finché il liquido non risulta omogeneo.

  • Quando le carote hanno terminato la loro cottura versa il composto in pentola e portalo a ebollizione (2-3 minuti di cottura ancora) , vedrai che si creerà una glassa translucida attorno alle carote. A quel punto spegni il fuoco definitivamente. Le carote glassate sono pronte!